In una nota recente, l’Onorevole Elena Bonetti ha espresso alcune considerazioni sul dimissionamento del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione delle politiche per la parità di genere.
“Sono venuta a conoscenza che è stato dimissionato il Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione delle politiche per la parità di genere, Comitato da quanto mi risulta mai convocato dall’entrata in carica del governo Meloni – Ha commentato Bonetti – L’Osservatorio e il Cts sono stati introdotti dalla legge di bilancio del governo Draghi per l’attuazione della Strategia nazionale per la parità di genere. Per noi, dare per la prima volta al Paese una Strategia per la parità e dotarla di organismi di studio e di monitoraggio, mettendo al servizio degli obiettivi della Strategia le migliori competenze scientifiche, era dare un’accelerazione decisa e qualificata alle politiche per la parità e dare seria garanzia al Paese di fare davvero dei passi in avanti, misurabili e verificabili. Ringrazio per la loro disponibilità le componenti del Cts, che da ministra avevo nominato e che per questo obiettivo avevano messo a disposizione l’elevato profilo di competenza personale: Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario; Paola Profeta, prorettrice per la Diversità, Inclusione e Sostenibilità dell’Università Bocconi e Direttrice dell’AXA Research Lab on Gender Equality; Marilisa D’Amico, prorettrice con delega a Legalità, Trasparenza e Parità di Diritti Università Statale di Milano; Daniela Carlà, dirigente del Ministero del Lavoro e copromotrice insieme a Marisa Rodano di Noi Rete Donne; Elsa Fornero, già Professoressa di Economia Politica all’Università di Torino e già ministra con delega alle pari opportunità; Ersilia Vaudo, Chief Diversity Officer ESA”.
La notizia del dimissionamento del Cts evidenzia l’influenza dello spoil system, quale selezione di cariche dirigenziali e figure apicali esclusivamente su base fiduciaria, che fa seguito alle importanti modifiche apportate dal Governo Meloni ai Vertici RAI, e alla revoca della nomina ad Anna Paola Concia quale garante del progetto scolastico di educazione sessuo-affettiva, ad opera del Ministro Valditara.
Urge dunque sempre maggiormente una proposta relativa all’introduzione di un’autorità indipendente contro discriminazioni di genere e multiple, che resista agli spoil system: un’autorità dotata d’iniziativa concreta in grado di sopravvivere ai governi; individuata dal Parlamento nonchè da un Comitato Inter Accademico e da uno Inter Associativo.
Mentre il Comitato viene dimissionato, il Paese, malgrado la nomina della Prima Premier Donna,continua ad arrancare: la recente approvazione del nuovo Codice degli appalti pubblici, che cancella la certificazione della parità di genere per le aziende, rappresenta un significativo passo indietro sul cammino della gender equality; mentre l’assistenza alla famiglia, affiancata dalla latenza dei servizi, costituisce ancora un ostacolo troppo significativo all’accesso femminile al mondo del lavoro. Rimangono le misure previste dal Pnrr (primo documento di programmazione che considera la parità di genere come dimensione trasversale) seppur significativamente privo di un sistema di monitoraggio della loro efficacia.
Il 2023 volge alla sua fine: ma se Libero titola, con efficacia, “Giorgia Meloni, Uomo dell’Anno”, forse, di questo bizzarro ossimoro, sarà il caso di riconsiderare il fondamento. Concludendo che, purtroppo (così come il Dimissionamento del Comitato tecnico-scientifico ) anche questa acquisizione – tutt’altro che infondata- non ci avvicina neppure di un passo a colmare il Gender Gap.