LeContemporanee, Rete per la Parità, Fuori Quota e Valore D, si rivolgono alle istituzioni italiane e in particolare al Governo e alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni chiedendo con urgenza e determinazione di porre rimedio alla brutta sorpresa riservata alle donne e alle aziende virtuose contenuta nel Nuovo Codice degli appalti dei lavori pubblici. Il declassamento del Bollino rosa non è accettabile.
Durante l’esame in Parlamento dello schema del nuovo Codice degli appalti dei lavori pubblici (Atto n. 19) la Rete per la Parità aveva presentato al Senato una Nota contro il declassamento del cosiddetto “bollino rosa” di cui all’articolo 46 bis del Codice delle Pari Opportunità, introdotto dalla legge 162/2021, che prevede la certificazione di parità di genere nelle aziende quale elemento di premialità nelle gare di appalto. La stessa questione era stata segnalata alla Camera da FuoriQuota e da Valore D.
Il 21 febbraio u.s. sono stati votati dalle Camere i pareri relativi al nuovo Codice e con soddisfazione abbiamo riscontrato che la questione è stata inserita nelle osservazioni della Camera e del Senato.
Durante la Conferenza stampa del 7 febbraio scorso, organizzata da Le Contemporanee, le oltre 50 associazioni, numerosi parlamentari, esperte ed esperti e le sigle sindacali di CGIL e UIL intervenute avevano chiesto un veloce ripensamento condividendo le preoccupazioni sorte a seguito dell’invio da parte del Governo al Parlamento dello schema del Nuovo Codice degli Appalti, dove risulta declassato il cosiddetto “Bollino Rosa”.
Tutte siamo coscienti dell’importanza della premialità prevista per le aziende che riducano il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità.
Occorre considerare che l’ANAC nel novembre 2022 aveva fornito indicazioni alle stazioni appaltanti per favorire l’attuazione di tale misura e ne aveva sottolineato l’importanza, anche perché in linea con i principi comunitari di parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza e proporzionalità.
Inoltre nel frattempo numerose aziende sono state certificate per beneficiare degli incentivi introdotti nel Codice delle pari opportunità con la legge 162/2021. Notizie sul sito delle Pari opportunità.
Le organizzazioni promotrici di questo appello e quelle aderenti denunciano che la mancata attenzione alla riduzione del gap sociale ed economico di genere disattenderebbe uno degli obiettivi fondamentali, del PNRR, la parità di genere che, insieme con la parità territoriale e quella generazionale, è in linea con i tre “pilastri”, le priorità trasversali del Next Generation EU. In particolare non si rispetterebbe quanto previsto nell’art. 47 della legge 108/2021 sulla governance del PNRR.
Tale marcia indietro potrebbe provocare criticità durante l’esame, da parte dell’Unione Europea, del Nuovo Codice degli appalti che, anche se approvato entro i limiti previsti, non sarebbe in linea con gli impegni assunti. Le premialità costituiscono una misura comunicata a suo tempo all’UE e quindi non modificabile. Un caso simile a quello riguardante l’innalzamento del limite per l’obbligo dei pagamenti digitali, poi ritirato dal Governo. Oltre al danno, potremmo avere anche la beffa per il nostro Paese. Un danno concreto e di immagine che volentieri eviteremmo, specie in un momento in cui si parla di una Italia a guida femminile.
Non sono fondate le preoccupazioni espresse dalle imprese secondo le quali il “Bollino Rosa” complicherebbe le procedure, si tratta infatti di una possibilità e non di un obbligo. Così come è privo di fondamento sostenere che penalizzerebbe alcune aziende, in quanto impossibilitate a utilizzarlo. Al contrario la certificazione di parità caratterizzata dalla volontarietà è una sfida per tutte le aziende perché prevede una premialità condizionata all’impegno sostanziale e non formale contro il gender gap ed è anche una grande opportunità, non solo per i vantaggi fiscali, ma perché fa diventare le aziende protagoniste e motori di una svolta economica e culturale, a vantaggio di tutte/i.
È evidente che le aziende che decidono di ottenerlo dovranno avviare un percorso anche culturale che comporta l’impegno per raggiungere l’equilibrio di genere colmando le diseguaglianze attraverso un cambiamento profondo, coraggioso, strutturale e sistemico. Un impegno ripagato dalle ricadute positive per le aziende attraverso la valorizzazione del capitale umano.
Ricadute che riguardano anche l’intera società italiana, per l’effetto di contrasto al cosiddetto inverno demografico dovuto anche alla ridotta occupazione femminile.
Condanniamo fermamente ogni ingiustificata modifica al ribasso e proponiamo, per superare la problematica in alcuni settori, come quello edile privo quasi totalmente di personale femminile, di estendere la premialità attualmente prevista soltanto per i rapporti di lavoro subordinato, anche agli incarichi alle professioniste, quali avvocate, ingegnere, architette e commercialiste, previa modifica della predetta Legge n. 162/2021.
Guardando poi al quadro generale, risultano incomprensibili tali passi indietro, quando il gap di genere nell’occupazione e nelle carriere è ancora un problema persistente in Italia, come confermato l’ultimo rapporto ISTAT.
Non è accettabile una retromarcia pericolosa e dannosa per le donne e per le aziende che hanno compiuto sforzi nella certificazione di genere, e per di più per motivi infondati.
Italia, 14 marzo 2023