“Sono oltre 1 milione e 300 mila le imprese femminili in Italia, poco più di 1 su 5 (22%) stando ai dati di Unioncamere.
Eppure, potrebbero essere molte di più. In Italia, infatti, è considerata impresa femminile la società cooperativa e la società di persone, costituita in misura non inferiore al 60% da donne e la società di capitali le cui quote di partecipazione spettino in misura non inferiore ai 2/3 a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i 2/3 da donne. Questo, recita la Legge 215/92.”
Appare dunque necessario codificare in tempi ragionevoli, entro la prossima Legislatura Europea, una proposta unitaria, in grado di determinare in modo uniforme che cosa sia una impresa femminile o di donne, secondo dei parametri definiti per tutti i paesi UE. “L’attuale diversificazione- Ha spiegato a tale proposito Valeria Manieri, co-founder del Mediacivico Le Contemporanee, tra gli enti promotori del Manifesto Start We Up -comporta infatti difficoltà oggettive di misurazione, falsa la concorrenza rispetto all’accesso ad alcuni fondi, allontana sempre maggiormente alcuni paesi in termini di gender gap, e fa insorgere problematiche per gli incentivi da paese a paese che spesso approfittano di normative vaghe e concessive.”
A tal fine, il 23 gennaio, presso la Sala Spaak 7C50 del Parlamento Europeo, avrà luogo un incontro di lobbyng aperto, alla presenza di Le Contemporanee, Confimi Gruppo Donne, europarlamentari di tutti i gruppi, associazioni, imprese ed enti datoriali aderenti al Manifesto; imprenditrici ed esperte. Di seguito, il programma:
Saluto dei promotori
Carlo Corazza, Parlamento Europeo
Valeria Manieri, Le Contemporanee
Vincenza Frasca, Gruppo Donne Confimi Industria
I contributor presentano il Manifesto
Intervengono le istituzioni
Elena Murelli, Senatrice (Lega) Commissione Affari Sociali; Chiara Gribaudo, Deputata (PD) Vicepresidente Commissione Lavoro pubblico e privato
Elena Bonetti, Deputata (IV) Ex Ministra per le Pari Opportunità; Alessandra Gallone, consigliera Mur e MASE