Se la guerra va avanti e i governi non riescono a offrire piani adeguati di ripresa, il futuro può essere sempre meno roseo per i cittadini e le cittadine dell’Unione Europea. E mai come oggi un ruolo decisivo spetta alle donne a capo dei principali organi a livello europeo: Roberta Metsola presiede il Parlamento, Ursula Von der Leyen la Commissione e Christine Lagarde la BCE.
Un Occidente a trazione femminile che è venuto fuori nel suo complesso, così come lo conosciamo ora, all’alba del 2022 e tra mille difficoltà, in primis la guerra in Ucraina. Se più volte abbiamo visto gli effetti politici di questo fenomeno, bisogna considerare ora l’eco delle decisioni a livello economico prese appunto da Lagarde come osservato dalle maggiori testate mondiali tra cui Bloomberg.
Facciamo un passo indietro e approfondiamo il suo profilo: Christine Lallouette, sposata Lagarde, è nata in Francia, dove ha studiato legge per andare successivamente a vivere in Belgio. Lì ha fondato l’European Law Centre, una divisione della società statunitense Baker & McKenzie che si occupa di approfondire il diritto dell’Unione. Parallelamente ha ricoperto sin da subito incarichi politici e istituzionali come ministra del Commercio Estero, dell’Agricoltura e dell’Economia. Quest’ultima è una parola chiave del suo operato che gestisce al meglio, con una notevole capacità di networking e non solo.
Nel 2019 l’eredità di Mario Draghi, alla guida della Banca centrale Europea, non è stata facile da sostenere ma non le ha affatto impedito di scalare posizioni nella classifiche delle donne più influenti al mondo stilate sia da Forbes che dal Times. E ora, in un continente che sta faticosamente riemergendo dal Covid-19 e che sta affrontando l’emergenza bellica, Lagarde si trova costretta a mettere in campo misure drastiche per contrastare un’inflazione sempre più in salita. Lo ha dichiarato a inizio novembre, davanti al crescente costo relativo alle fonti energetiche che porta a un pesantissimo caro-bollette che è stato al centro, come ben sappiamo, della campagna elettorale. Soprattutto in negativo nel momento in cui si fatica a trovare soluzioni che vanno pensate dunque a livello europeo.
La situazione ora è in bilico e peserà molto a riguardo la posizione che prenderà il prossimo Consiglio direttivo della BCE, organo composto dai governatori delle banche nazionali e dai sei membri del Comitato Esecutivo. La riunione decisiva, fissata per dicembre, contribuirà come di consueto a definire la politica monetaria dell’Eurozona e i relativi tassi di interesse, già alzati lo scorso luglio. Un’anticipazione in merito – per nulla rassicurante, anche se necessaria – è arrivata di recente da Lagarde la quale ha fatto sapere che verranno rivisti i principi alla base della riduzione delle obbligazioni.
Parole che oggi più che mai devono tradursi in atti concreti. E questo è un terreno che interessa appieno la vita di ciascuno, a prescindere dal genere e dal Paese di provenienza. Una situazione economica stabile è alla base di ogni eguaglianza e l’affermazione dei diritti passa dalle garanzie basilari riguardanti la casa, il lavoro e gli affetti. E in un’Europa in tempesta tutto questo, ad oggi, è sempre più difficile da garantire.