le opinioni

Sola con un orso o con un uomo. Con chi ti sentiresti più sicura?

Un particolare trend sta spopolando di recente sui social, TikTok in particolare, facendo infiammare gli animi maschili. Consiste nel chiedere alle donne, e persone socializzate tali, se, trovandosi ipoteticamente in un bosco si sentirebbero più sicure in compagnia di un orso oppure di un uomo, non necessariamente sconosciuto. Sorprendentemente, quasi tutte le intervistate hanno risposto che si sentirebbero più sicure con l’animale non umano; la compagnia dell’orso verrebbe percepita di gran lunga meno minacciosa di quella dell’uomo che, al contrario, incarnerebbe un potenziale di pericolo oramai consolidato e naturalizzato al punto da essere dato oramai per scontato.
Gli utenti, alla pubblicazione delle risposte fornite dalle utenti, hanno reagito con sgomento, frustrazione e tentativi di aggirare quello che è, evidentemente, un problema di genere impossibile da aggirare: la violenza maschile sulle donne.
Tempo un battito di ciglia e si è subito gridato al Not All Men, poi alla pericolosità dell’animale e al suo presunto istinto omicida, al fatto che basterebbe un suo morso per rompere un osso o spezzare un collo. Sono stati citati i casi di esemplari problematici come l’orsa JJ4, balzata alle cronache per aver ucciso un ragazzo, Andrea Papi, pochi mesi fa durante un allenamento nel bosco.
Tali reazioni maschili, tendenti a focalizzare l’attenzione sulla superficie (o meglio, sulla pelliccia), secondo noi non andrebbero considerate semplicemente tali, anzi, andrebbero intese come parte integrante dell’esperimento da cui è nato appunto il trend.
Qual è il problema qui? Perché si continua a negare un problema sociale anteponendogli una violenza che con quella umana non è paragonabile e non ha nulla a che vedere? Perché gli uomini si considerano meno pericolosi e addirittura più rassicuranti di un orso? Come possono ancora rifiutarsi di capire che il genere maschile ha un problema quando tenta di ridimensionare la paura delle donne trattandola come se non li riguardasse nemmeno?

Se pensiamo che la donna, o persona afab (assegnata femmina alla nascita, ndr), si senta tanto in pericolo in un luogo isolato, ostile, dove non è possibile chiedere aiuto, tanto da sentirsi meno minacciata da un animale predatore piuttosto che dalla compagnia di un esemplare maschio della propria specie, ciò significa che ha messo in conto i differenti sguardi dei due soggetti prima ancora che la loro mole e la loro forza, entrambe strutturalmente superiori alla sua (parliamo ovviamente di modelli canonici).
Questa condizione di ipervigilanza continua, stressante, a cui si sono progressivamente abituate non è una prova di essenzialismo sessista: la paura del maschio non è insita nel DNA femminile. È una conseguenza, un adattamento dettato dallo spirito di sopravvivenza in un ambiente tossico che, per secoli, ha legittimato i lupi a due zampe e considerato le donne delle Cappuccetto Rosso da mettere in guardia.
In poche parole si tratta della legittimazione di un contesto maschilista dove gli uomini hanno il predominio e le donne no.
Un orso che osserva un esemplare femmina umano starà in guardia, ma non la vedrà come un oggetto da possedere e da sopraffare in quanto femmina. È raro che questi esemplari attacchino, per questo quando succede i giornali fanno festa.
L’uomo, di contro, rappresenta una minaccia per la donna, per lo meno nella memoria colettiva e nell’immaginario frutto della cultura dello stupro. L’uomo non si limita a uccidere, purtroppo.
Un orso non molesta, non sessualizza, non offende, non ti stupra, non ti stalkera, non minaccia te e la tua famiglia esercitando potere tirannico, non ti reclama come sua proprietà sessuale e, ripetiamo, non ti ammazza per affermare la sua egemonia sul tuo corpo, la tua vita e la tua libertà.

Un orso si limita a emettere un verso per difendere il suo territorio, a depredarti del bestiame (se ne hai) e a ucciderti in caso percepisse la tua presenza come un potenziale pericolo per i suoi piccoli o per la compagna.
Le intervistate hanno motivato anche le loro risposte con delle comparazioni molto interessanti che vanno addirittura oltre il nostro ragionamento.

In un reel pubblicato dall’genzia media/stampa Screenshot rispondono:
“Se venissi attaccata da un orso mi crederebbero”.
“L’orso non mi filmerebbe per mandare il video agli amici”.
“L’orso mi vedrebbe come un essere umano”.
“L’orso non farebbe finta di essermi amico mesi prima (solo per poterci provare con me)”
“Nessuno oserebbe dire che l’attacco dell’orso mi è piaciuto”.
“Nessuno parlerebbe del brillante futuro che l’orso avrebbe avuto (se non fossi arrivata io a mettermi sulla sua strada)”
“Se urlassi forte l’orso scapperebbe via”.

Al nocciolo della questione abbiamo quindi: una paura non percepita come problematica a sufficienza dal genere oppressore, che appunto la banalizza; un pensiero, chiaramente specista, secondo il quale l’uomo sarebbe meno pericoloso di un animale; infine una realtà dei fatti a cui gli uomini non vogliono ancora dare il giusto peso, ovvero che per le donne c’è di peggio dell’essere ammazzate. Quella è solo la punta della piramide della violenza (di genere). È ora di capirlo.
E voi? Chi preferireste incontrare?

LA PAROLA A VOI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

TAGS

CONTRIBUTOR

  • Le Contemporanee

    Le Contemporanee, il primo media civico in Italia dedicato alle donne e contro ogni discriminazione. I contributi contenuti nel media civico con autore "LeC", sono testi e contenuti a cura del nostro staff.

    Visualizza tutti gli articoli

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di LeContemporanee.it per rimanere sempre aggiornato sul nostro Media Civico