Il cedimento sui principi fondativi dell’Unione Europea ha segnato pochi giorni fa un capitolo buio per le donne: il Parlamento Europeo ha infatti approvato la direttiva sulla violenza contro le donne senza inserire il reato di stupro e di molestia sessuale sul lavoro. La direttiva è stata cioè deprivata del suo articolo 5, malgrado le tenaci lotte delle realtà femministe su tutto il territorio, e l’impegno attivo della Vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno. Frenano su una piena approvazione della direttiva anche Paesi come Francia e Germania, ritenendo il dovere di legiferare in materia ascrivibile ai “singoli governi”; e, viceversa, non all’Unione Europea.
Su la Repubblica, Linda Laura Sabbadini riflette sulle profonde contraddizioni di questa scelta controversa, che appare “un affronto a tutte le donne”, poichè non difendere i loro diritti costituisce un invito esplicito “ai governi, affinchè li calpestino.” Modificare la forma di questa legge appare ora sostanziale per riconoscere piena applicazione alla Convenzione di Istanbul che, a partire dal 2017, l’Italia fu tra i primi Paesi UE ad adottare.
Linda Laura Sabbadini (Direttrice Istat del Dipartimento per lo sviluppo di Metodi e Tecnologie per la produzione e diffusione di informazione Statistica, e Pioneria italiana degli studi statistici sul genere) rivolge un accorato appello alle donne del nostro Paese, a prescindere dallo schieramento di pertinenza, perché la lotta per criminalizzare lo stupro nelle sue più diverse accezioni, che non ne mutano tuttavia il carattere di violenza e di non consensualità, prosegua,.
Qui per l’articolo completo:
© Pic rights to La Repubblica