L’espressione “una donna” è ormai inflazionata. Servono nomi, e soprattutto cognomi, per dare legittimità e dignità a un genere purtroppo bistrattato. Giorgia Meloni è la prima donna a presiedere il nostro Consiglio dei Ministri, questo è sicuramente un dato di fatto e indubbiamente storico. Una circostanza che deve essere tuttavia da stimolo per tutte le parti politiche, perché stare a guardare non serve.
Siamo in un frangente delicato in cui l’opposizione è chiamata con responsabilità a costruire alternative, come d’altronde chiede l’essenza stessa della democrazia italiana. Creare nuovi equilibri all’interno dei partiti diventa un’esigenza inevitabile, soprattutto nella legislatura appena iniziata. Rispetto alla precedente composizione, all’interno del Parlamento è diminuita la rappresentanza femminile, con un calo del 4.3%. Il trend, che era sempre stato in salita, seppur lenta, si è invertito per la prima volta.
Bisogna dunque lavorare sui numeri e sull’annullamento del gender gap sin dalle candidature e, soprattutto, sulla formazione politica delle ragazze. Solo così avremo più leader donne. Intanto può essere utile capire quali sono le reali alternative all’attuale premier e capire chi, nei vari schieramenti, può consolidare la propria posizione per aspirare successivamente a Palazzo Chigi.
Il governo attuale, oltre a Giorgia Meloni, non esprime molte altre figure femminili in grado di guadagnare un ruolo di spicco. E lo dimostra il fatto che sono soltanto sei le “ministre” appena nominate. Scorrendo la lista delle formazioni presenti in aula, qualche novità potrebbe arrivare dal Partito Democratico dove l’on. Elly Schlein è una delle possibili idee per la segreteria nella successione a Enrico Letta, pronto a farsi da parte.
Sponda Cinque Stelle, è Giuseppe Conte il capo del Movimento ma si lavora sull’inserimento graduale di professioniste giovani provenienti da vari ambiti dalla giurisprudenza al settore medico. Nel Gruppo Misto spicca la presenza dell’on. Eleonora Evi, ex europarlamentare e co-portavoce nazionale di Europa Verde, mentre tra le non elette (rimanendo nell’Alleanza Verdi-Sinistra) c’è da segnalare Beatrice Brignone, segretaria di Possibile. Per il Terzo Polo, guidato tandem Calenda-Renzi, si era parlato in campagna elettorale di Mara Carfagna come candidata premier, ipotesi svanita e mai confermata. La deputata, insieme alle colleghe Mariastella Gelmini e Maria Elena Boschi, è uno dei volti più noti della coalizione.
Chiaramente la situazione è in continua evoluzione e l’auspicio è che possano emergere figure sì con doti di leadership ma, in modo particolare, con una spiccata vocazione per il sociale e per l’emancipazione femminile. Donne che lavorino per le donne e per un femminismo che sia intersezionale. Donne come Monica Cirinnà, relatrice della Legge sulle Unioni Civili, o Chiara Gribaudo che un anno fa firmava la norma sulla parità salariale. La strada è lunga e va percorsa insieme perché la valorizzazione delle donne deve essere bipartisan. Senza dimenticare che c’è ancora una casella da ricoprire per il genere femminile – ovvero il Quirinale – e sognare non costa nulla.
foto della Sala Delle Donne