Il secondo nome, Mirella, sa di italiano ma Sanna Marin è di Helsinki, capitale della Finlandia. E no, non è il paese di Babbo Natale, accezione peraltro patriarcale, ma una fucina di idee, di innovazione, tutta al femminile.
Già, perché dal 10 dicembre 2019 c’è lei, prima ministra, entrata in carica all’età di 34 anni, un record nella storia nazionale. Laureata in scienze dell’amministrazione, si è specializzata in management comunale e regionale con un lavoro di tesi proprio sulla leadership in ambito istituzionale.
L’estrazione politica la vede membro del Partito Socialdemocratico, di cui è vicepresidente, mentre le origini familiari la vedono crescere da due donne. Empowerment a 360 gradi per una bambina, i cui genitori si separano quando è molto piccola, lui aveva problemi di alcol e lei finisce in un centro per vittime di violenza. Ed è qui che Sanna festeggia il suo primo compleanno, il 16 novembre del 1986. Successivamente si trasferiscono a Pirkkala, un comune di poche migliaia di abitanti, e di lì a poco la madre incontra quella che sarà la sua compagna.
L’attuale premier non è affatto vissuta nell’agio, ma costantemente nell’ottica di doversi guadagnare da vivere, con le proprie forze e sin da giovane. Dunque eccola impiegata come commessa per finanziarsi la possibilità di seguire i corsi e sostenere gli esami all’università. Un traguardo non scontato dato che nessun parente lo aveva mai raggiunto e concluso.
Nel 2020, in piena pandemia, il matrimonio con Markus Räikkönen, ex calciatore di ruolo punta centrale che non è tuttavia fratello o cugino del più famoso Kimi, pilota di quella Formula 1 su cui ci siamo soffermati ultimamente.
I due, prima della cerimonia, erano legati sentimentalmente da alcuni anni e, il 28 gennaio 2018, avevano dato alla luce Emma Amalia Marin, registrata con il cognome materno. Sì perché, su al Nord, sono avanti anni luce su tali questioni e non bisogna aspettare la legge di turno, che finalmente ora abbiamo in Italia.
Quali sono, di fatto, i cavalli di battaglia della premier finlandese? Sicuramente l’ecologia, in tempi di disastri ambientali, ma anche l’istruzione che è la base per sconfiggere stereotipi e pregiudizi. E, ovviamente, le difficoltà che ha dovuto attraversato le conferiscono quella sensibilità necessaria per occuparsi di questioni scottanti come le differenze di reddito e in generale le politiche di welfare.
Combattere il gender gap e, al contempo, essere di riferimento per le nuove generazioni che, in tutta Europa, si accostano a queste tematiche.
E qual è oggi una delle cose principali da fare per colpire nel segno? Vincere le ritrosie rispetto alla tecnologia e aprirsi un account Instagram. Poco importa se lo si gestisce direttamente o attraverso un team social, la cosa fondamentale è che si trasmetta una parte di sé, mostrandosi nella propria umanità innanzitutto.
Perché è cosi che si trasmette un modello di inclusione, e allora il consiglio è di seguire @sannamarin per entrare nel mood di una parte del continente senza dubbio all’avanguardia.
Oggi vuole entrare nella Nato e, contemporaneamente, segnala gli alti livelli di omofobia della Russia di Putin, diventando, come si dice in gergo, di tendenza.
Un trend positivo – sperando che possiamo tornare a usare quest’aggettivo nel post covid – che fa della popolarità uno strumento volto a veicolare valori di dialogo, le proprie passioni, come lo sport, e la fiducia nelle relazioni internazionali. Il suo percorso di vita insegna che non bisogna mai mettersi freni se si hanno dei progetti ambiziosi, delle idee belle e rivoluzionarie. Perché nessuno può impedirci di realizzare i nostri sogni. E Sanna Marin lo sa bene.
Foto di Laura Kotila/Valtioneuvoston kanslia – da wikipedia