Quel che é accaduto con la decisione della Corte Suprema americana, ormai chiaramente a maggioranza trumpista e conservatrice, scrive una bruttissima pagina della storia democratica a stelle e strisce.
La Corte Suprema ha abolito ieri la sentenza #RoeVsWade del 1973 che legalizzava il diritto a interruzione di gravidanza.
Questo significa che, in assenza di ulteriori norme e pronunciamenti, ogni stato federale statunitense agirà secondo la propria giurisdizione e il proprio orientamento in materia. A oggi sono 13 gli stati in cui il divieto all’aborto legale é giá scattato.
Una tremenda notizia per le donne americane, per le femministe, già pronte a rispondere con manifestazioni forti e pressioni politiche. Una pessima notizia per noi tutte.
In questa vicenda, con il famoso senno del poi, pesano gli equilibri della Corte Suprema e il “regalino” di fine mandato di Trump, che ha sbilanciato un organo fondamentale per la democrazia americana, per le conquiste sui diritti civili e per tutte quelle materie che fino ad oggi non erano appannaggio dei governi federali Usa. Ma pesa anche la decisione di Ruth Bader Ginsburg, paladina dei diritti delle donne e dei diritti civili, di non dimettersi per sopraggiunti limiti di età, per evitare che la sua scomparsa determinasse uno scranno in più a favore dei Repubblicani proprio all’ interno della Corte Suprema.
Questa vicenda amara ha molto da insegnarci. La prima é che la storia può tornare indietro di 50 anni e spesso, come per la decisione di Ruth Bader Ginsburg, l’ottimo é nemico del bene. Le cose se non migliorano possono sempre peggiorare con o senza di noi, con effetti perversi inimmaginabili fino a quel momento. La seconda é che i diritti sono una bicicletta, come dice spesso @Emma Bonino: se non pedali cadi e torni indietro.
Infine la notizia per tutte e tutti: cari e care, ovunque nel mondo, ora bisogna pedalare più forte e più veloce di prima.