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Disparità di Genere: ecco le misure “che contano”. La Call for Action di EquALL in occasione della Giornata Europea per la Parità Salariale

Un contributo di Eugenia Aguilar Jáuregui e Costanza Hermanin

Vi piacerebbe lavorare gratis per 46 giorni? O scoprire che in media percepite 8000 euro l’anno meno che i vostri colleghi? Ecco, sappiate che si tratta della nostra realtà, lo certificano Eurostat e un rapporto INPS di pochi giorni fa.

E’ sulla base di questi dati che l’associazione EquALL in collaborazione con The Good Lobby, Comitato Ventotene, Road to 50, Period Think Tank, Tocca a Noi, Pari Merito, BASE Italia, Libera di Abortire e altre realtà, lancia una maratona con Flash Mob nella Giornata Europea per la Parità Salariale il 15 novembre prossimo, a Roma. Intitolata provocatoriamente “Le misure che contano” la manifestazione denuncia, oltre la disparità salariali, anche altre disparità di genere e tra generazioni chiedendo “misure” di contrasto.

Se, per alcune stime, in Italia il divario retributivo si attesterebbe intorno al 5 %, il recente rapporto INPS ha sottolineato come questa cifra sia falsata per vari motivi. Prima di tutto, si tratta di un dato che riguarda sostanzialmente il pubblico impiego e contratti che, come in passato ha sottolineato anche la dirigente ISTAT Linda Laura Sabbadini, riguardano in particolare i livelli più elevati della pubblica amministrazione dove le donne istruite sono più presenti. In secondo luogo, INPS ha rilevato anche – finalmente – il divario rispetto alle tipologie di contratto, con le donne che lavorano molto più spesso con incarichi part time e con pause più lunghe. Infine, anche questi dati non restituiscono un quadro completo delle disparità di genere sul lavoro in Italia. Negli ultimi anni, ci siamo classificati come il peggior paese d’Europa per tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro , con uno scarto tra uomini e donne di quasi 20 punti percentuali e il maggior numero di ore dedicate al lavoro di cura non retribuito dedicato dalle italiane ad anziani, figli, casa: fino a quattro volte il tempo che vi dedicano gli uomini.
I numeri dicono anche altro: l’Italia è addirittura in peggioramento, malgrado la prima Premier donna. Quest’anno ha perso ben 24 posizioni nel Global Gender Gap Index del World Economic Forum, che considera anche le dimensioni della politica, della salute e dell’istruzione.

E mentre da noi il quadro diventa sempre più scoraggiante, in Islanda, il primo paese per parità secondo vari indicatori europei e globali, le donne, insieme agli uomini, hanno addirittura scioperato il 24 ottobre scorso proprio per ottenere la piena parità salariale.

Ma il gender pay gap è solo un sintomo di disparità più profonde legate all’organizzazione sociale e culturale. Per questo attivisti e attiviste che si battono per l’equità tra generi e generazioni, porteranno in Piazza della Rotonda, alle 12.00 del 15 novembre, anche altre “misure” delle disparità: divari pensionistici, molestie sui luoghi di lavoro, sottorappresentazione nella politica locale oltre che nazionale, l’inadeguatezza dei consultori, ecc..

L’invito rivolto da EquALL e le altre associazioni a tutti e tutte è di riprendere la piazza per aggiungere altre “misure che contano” e chiedere alle istituzioni “misure” di politica pubblica che finalmente vi facciano fronte.

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