le opinioni

Coraggio Europa, è tempo di scegliere. Diritti chiari per noi e difesa per chi non ne ha.

Qualche giorno fa Alessandro Zan, deputato del Pd impegnato nella lotta per i diritti civili ed LGBTQIA+ in Italia, sottolineava sui suoi social quanto il mondo in questo momento fosse letteralmente spaccato a metà sul tema dei diritti civili, prendendo ad esempio due opposti: Russia e Stati Uniti.

Emblematica la foto del Presidente USA Joe Biden che firma il 13 dicembre scorso una legge federale che tutela in tutti gli stati americani i matrimoni di persone dello stesso sesso; diversamente simbolica – ma agghiacciante – la foto di Vladimir Putin che ha firmato una legge che vieta anche solo di pronunciare la parola “gay” in Russia. Sí, avete letto bene. 

Nessuno credo riesce a spiegarsi per quale motivo Putin sia così ossessionato da missili e gay. Qualcuno potrebbe suggerire un bel giro al Muccassassina di Roma o a Castro a San Francisco: fosse la volta buona che riusciamo a risolvere il suo enorme problema di repressione sessuale o qualche complesso evidentemente di natura fallica. Il mondo ne gioverebbe, compresa la Russia.

Ma temo che non sia uno che ami davvero spassarsela, sicché, probabilmente trascorreremo ancora diverso tempo temendo che perda ancora di più la bussola, leggendo notizie di lanci di bombe e missili sull’Ucraina, che combini qualche altro disastro sui diritti civili e la repressione delle libertà fondamentali nel suo Paese, tra cui il diritto a manifestare liberamente la propria opinione e la libertà di stampa. Se vi capita poi di incontrarlo da qualche parte o di incontrare qualche simpatizzante o agente segreto, suggeriamo di non accettare da bere bevande calde o cocktail per i noti pregressi. 

Tragiche ironie a parte, la situazione è grave e non tutti in Occidente e in Europa sono pienamente coscienti della sfida che abbiamo davanti e del nuovo muro di Berlino che si sta tracciando.

Se non è possibile esportare la democrazia, è anche vero che è sconsigliabile importare i regimi. E questo è un punto apparentemente banale, ma di cruciale importanza.

Dirò di più: siamo proprio certi che tra “esportare la democrazia” e accontentarci di commentare o indignarci per notizie tragiche non ci sia proprio nulla? Nulla che possiamo fare per gli altri ma in fondo anche per noi stessi?

La sfida tra democrazie occidentali e regimi liberticidi è ormai giunta alla sua manifestazione più plastica e drammatica in questi ultimi tempi.

Non vi è paese al mondo non democratico in cui le donne e la popolazione LGBTQIA+ non sia in imminente pericolo di vita: dalla Cina all’Iran, dall’Afghanistan alla Bielorussia, dalla Russia a molti stati dell’Africa, così come in molti paesi mediorientali.

Ma se l’Europa, l’Italia, perfino in questo frangente in cui viene guidata da una maggioranza politica conservatrice, non ritrova uno slancio sui valori fondamentali del rispetto dei diritti umani e civili e non codifica in qualche modo una comune carta e delle regole comuni a livello europeo, almeno in materia di diritti civili, siamo destinati a fallire. Siamo destinati come Paese e come Unione europea, a vedere sempre più sotto attacco di regimi feroci il vecchio continente. Come avvengono questi attacchi diretti all’Europa? Attraverso accordi più o meno vantaggiosi in cambio di qualche occhio chiuso sui diritti umani (tempo fa ci svendemmo per un accordo con la Cina sulle arance ricordo o per respiratori e mascherine sotto pandemia) o peggio, grazie a infiltrazioni pericolosissime di personalità che corrompono a qualsiasi costo perfino membri delle istituzioni europee, come abbiamo visto nel recente Qatargate.

Evidentemente l’Europa, che pure ha un modello di benessere e di diritti davvero per molti versi invidiabile, sebbene non ancora del tutto uniforme tra paesi membri (ma la parificazione dei diritti e del benessere, all’insegna dei benchmark più alti e progressisti, dovrebbe essere la via da seguire, giusto?) viene considerata il ventre molle delle democrazie occidentali.

Veniamo stimati ma siamo corruttibili, lo siamo troppo. In tanti modi diversi, e non tutti questi modi profumano di reato. Ma spesso hanno il sapore amaro di scelte poco coraggiose e posizioni troppo morbide, di benaltrismi pacifisti, che finiscono per fare solo ed esclusivamente il gioco dei potenti, dei prepotenti e degli assassini, ovunque nel mondo.

Coraggio, è tempo di riformare noi stessi, di ispirarci a valori progressisti nei diritti civili e umani, di avere una politica estera ed economica comune, anche in Europa. Non c’è più un minuto da perdere. O saranno guai seri. 

LA PAROLA A VOI

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  • Valeria Manieri

    Classe 84, esperta di comunicazione e politica, Cofounder de Le Contemporanee. Lavora da anni con Radio Radicale e collabora con diverse testate, tra cui Io Donna - Corriere della Sera, Il Foglio e Milano Finanza.

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