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Il gender gap verrà sconfitto (anche) grazie a Claudia Goldin

La femminilizzazione del mercato del lavoro è vista come uno dei fenomeni più importanti che hanno segnato la struttura socioeconomica dei paesi occidentali se non addirittura il cambiamento più rivoluzionario delle economie sviluppate. Se nell’epoca preindustriale l’uomo era il c.d. breadwinner, mentre il ruolo e la responsabilità principali riconosciuti alla donna erano quello di generare, crescere figli e occuparsi dei lavori domestici, con l’avvento della società postindustriale questo assetto è totalmente cambiato. Ciò ha fatto sì che la forza lavoro retribuita sia cambiata, così come le opportunità di istruzione per le donne, con conseguenti importanti anche per le famiglie moderne.

Oggi, circa il 40% della forza lavoro globale è di sesso femminile e, solo in Italia, degli oltre due milioni di posti di lavoro che sono stati creati tra il 1995 e il 2003, quasi il 71% è stato occupato da donne, registrando quello che è stato il più rapido aumento dell’occupazione femminile avvenuto in Italia dai primi anni ’70.

Nonostante alle donne sia ormai riconosciuto il diritto a lavorare e, di conseguenza, ad autodeterminarsi, continuano a sussistere forti disparità di genere, tra cui la prima, e la più importante, riguarda il fatto che solo il 50% delle donne lavora contro l’80% degli uomini. Ancora, continuano ad esistere delle aree grigie nella femminilizzazione del mercato del lavoro, le quali rendono le donne tra i soggetti più poveri e vulnerabili. Le donne sono più spesso impiegate in lavori meno qualificati, meno retribuiti e più precari. Qui entra in gioco Claudia Goldin, l’economista che quest’anno ha vinto il premio Nobel per l’Economia, proprio per «gli studi sulla comprensione delle questioni legate alle donne nel mercato del lavoro e per aver migliorato la nostra comprensione del mercato del lavoro femminile.».

Goldin è professoressa di economia all’Università di Harvard (prima donna ad aver ottenuto questa cattedra) nonché codirettrice del Gender in The Economy del National Bureau of Economic Research e durante il suo percorso da studiosa e ricercatrice si è chiesta:

Perché le donne vengono pagate meno degli uomini?

Perché le donne fanno meno carriera?

Perché compiono determinate scelte?

Insomma, ha indagato le motivazioni che stanno alla base delle discriminazioni di genere sul mercato del lavoro. Nel farlo ha compiuto un’analisi storico-economica dettagliata dei divari di genere negli ultimi 200 anni di storia degli USA. Ha analizzato l’evoluzione del mercato del lavoro femminile, teorizzando la c.d. curva ad U: si tratta di un’analisi che evidenzia che i tassi sono più elevati nel periodo preindustriale rispetto a quello dell’industrializzazione, periodo durante il quale per le donne diventa più difficile combinare lavoro fuori casa e famiglia). In seguito, la fase in cui sono aumentati i lavori nel settore dei servizi ha visto un ulteriore aumento delle occupate nel mercato. Durante questa fase c’è stato anche un progresso tecnologico, le donne hanno cominciato ad investire sulla propria istruzione. Questo, insieme all’introduzione della pillola anticoncezionale, ha consentito loro di cambiare le proprie prospettive.

Claudia Goldin riconosce nella maternità una delle cause principali delle differenze di genere nel mercato del lavoro: la disparità è conseguenza della connessione di ciò che accade nell’ambiente domestico e ciò che accade nel mercato del lavoro e questo perché da un punto di vista socioculturale il lavoro di cura è una prerogativa femminile e il suo carico non viene suddiviso all’interno delle mura domestiche.

Claudia Goldin è la terza donna ad aver vinto il Premio Nobel per l’Economia, ma è la prima ad averlo vinto da sola. In ogni caso è la prima ad aver vinto il primo grazie ad un’analisi degli ostacoli che le donne incontrano sul mercato del lavoro. La vittoria della professoressa e ricercatrice è importante anche perché riconosce l’importanza dello studio e del tema: dare rilievo all’analisi delle disuguaglianze uomo-donna nel mondo economico così come in quello del mercato del lavoro. In questo modo viene anche evidenziato l’importante ruolo che, in termini socio-economici, ricopre l’analisi delle differenze, delle cause e delle persistenti disuguaglianze nel mondo contemporaneo.

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CONTRIBUTOR

  • Francesca Valente, triestina, femminista, appassionata di diritto del lavoro. Si laurea in giurisprudenza con una tesi interdisciplinare sullo sfruttamento del lavoro delle donne migranti. Durante il percorso accademico svolge un tirocinio curriculare prima nell'ufficio legale di I.C.S., Ufficio Rifugiati Onlus, poi nel centro di prima accoglienza Casa Malala. Prende parte al progetto Erasmus, trascorrendo sei mesi a Lione, dove frequenta corsi in Filosofia e Sociologia delle disuguaglianze e delle discriminazioni presso l'Institut d'études du travail de Lyon. Dottoranda con Adapt in Apprendimento ed Innovazione nei Contesti Sociali e di Lavoro presso l'Università di Siena, attualmente ricercatrice presso la FAI CISL. 

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